Carissimi,
in un anno particolarmente intenso per la nostra Chiesa locale qual è quello attuale, mentre ci stiamo preparando nella preghiera e nella riflessione a celebrare l’Assemblea Ecclesiale del prossimo marzo, è dono di Grazia l’evento dell’Assemblea Diocesana dell’AC che oggi si svolge. Ringrazio innanzitutto tutti voi qui presenti e quanti hanno operato, con larga generosità, nel corso di questi anni di mandato; mi auguro che con la stessa misura i nuovi eletti si dedichino a rendere l’Azione Cattolica una realtà viva, stimolante e preziosa all’interno della nostra Chiesa di Crema.
Vorrei confermare a tutti ciò che ho più volte sottolineato, cioè come io consideri essenziale alla vita e allo sviluppo della nostra Chiesa locale la presenza nelle parrocchie della vostra Associazione. Le parrocchie che ne sono prive sono in realtà più povere, con minore possibilità di agire in comunione con le alte realtà ecclesiali. L’Azione Cattolica, infatti, contribuisce ad estendere lo sguardo al di fuori dei confini parrocchiali, rinunciando a una certa autoreferenzialità, e promuove la formazione di una mentalità comune, essendo essa al servizio diretto della Chiesa locale, inserita nella sua storia e nelle sue attuali scelte pastorali e, nello stesso tempo, ad aprire gli orizzonti verso tutta la Chiesa universale.
Ecco perché, oltre che rallegrarmi per questa giornata preziosa e significativa, desidero anche portare il mio incoraggiamento a tutti voi, che nell’Azione Cattolica, trovate modo di crescere nella fede e di radicarvi in quella vocazione laicale dalla quale la Chiesa, oggi più che mai, trova nutrimento e vita per essere “Annunciatrice del Regno di Dio” all’uomo ed alla donna del nostro tempo!
- 1. IL FORMARE E L’EDUCARE
Un paragrafo specifico del quaderno preparatorio all’Assemblea Ecclesiale dice testualmente:
“L’esperienza associativa dell’ Azione Cattolica può costituire un luogo prezioso di formazione, di educazione e di servizio. Essa, tra l’altro, costituisce una sorte di ponte tra parrocchia e diocesi, o tra parrocchie e parrocchie, offrendo così aiuto nella creazione di una mentalità pastorale nuova, quella della collaborazione interparrochiale, zonale, diocesana”.[1]
Formazione, educazione e servizio: come non identificare in questi tre punti quello che è fondamentalmente parte costituente del DNA della stessa AC?
La Conferenza Episcopale Italiana, come ben saprete, ha improntato il progetto pastorale del decennio che va dal 2010 al 2020 sul tema dell’educazione.
La presidente dell’AC di Milano, Valentina Soncini, da me personalmente invitata, il 15 novembre 2010 ebbe a presentarci in maniera magistrale e precisa la ricchezza e la vitalità di questo documento.
E’ innegabile che dietro le sue considerazioni si respirasse un vissuto in ambito ecclesiale in cui questo “Educare alla vita buona del Vangelo” è parte di lei , della sua storia e della stessa Azione Cattolica della quale è certamente rappresentante autorevole e significativa.
Vi esorto e vi sorreggo affinché questo obiettivo fondamentale della vostra associazione, il formare e l’educare alla bellezza della sequela a Cristo, possa mantenersi quale scelta prioritaria e concreta nel vostro cammino associativo. Per questo sottolineo, a ancora una volta, il primato alla vita dello Spirito, che deve precedere altre priorità. La prima formazione è attraverso l’ assidua preghiera quotidiana, l’ascolto attento e orante della Parola di Dio, la frequenza alla Eucaristia, non solo domenicale, la Confessione regolare. La vostra vita, animata dallo Spirito renderà significativa la vostra presenza in Azione Cattolica.
Vorrei che l’obiettivo della formazione, condotta con i mezzi soprannaturali, attraesse non solo i membri che attualmente ne fanno parte, ma raggiungesse altre nuove Comunità parrocchiali e anche singole persone, a cui fare esplicitamente la proposta dell’Azione Cattolica. Attualmente, molti che potrebbero farne parte, in realtà non la conoscono affatto o vivono ancora di antichi preconcetti, ormai superati. A voi il compito di collegare le diverse realtà pastorali, in cui agiscono possibili nuovi aderenti, con il Centro Diocesano mediante segnali in cui si presenta una Associazione viva, attraente e capace di appassionare per l’impegno di servizio alla Chiesa e di testimonianza nel mondo.
- a. Le difficoltà
Leggendo il documento assembleare ho colto la vostra ansia e la vostra preoccupazione proprio riguardo a questo aspetto.
Ad un certo punto, infatti, vi si legge:
“ … non mancano difficoltà ad individuare ed ad accompagnare nel loro percorso persone dotate di spessore spirituale e consapevolezza, disponibili ad assumersi responsabilità educative ed associative. Ciò è evidenziato da alcuni segnali precisi: la tendenza a vivere l’impegno educativo e la responsabilità come una dimensione settoriale della propria vita; la scarsa consapevolezza dell’importanza di una solida formazione…”[2]
La lucidità con la quale avete individuato tali limiti nell’ambito della formazione, mi spinge a rincuorarvi sottolineando che essa permane un punto nevralgico di tutta la nostra realtà ecclesiale e, allargando il cerchio, di tutta la nostra società. Abbiamo estremamente bisogno di forze nuove, di persone disposte a vivere la propria fede sia a servizio della Chiesa locale, sia a servizio della comunità civile: nella scuola, nella politica, nella economia, soprattutto in questi tempi di smarrimento e di vuoto di valori, là dove si avverte l’urgenza di interventi culturali cristianamente ispirati.
Non a caso i passi preparatori al documento Cei in questione ci hanno parlato di “Sfida Educativa”[3] o “Urgenza Educativa”[4]!
- b. Educare all’incontro con il Signore
Proprio per questo mi è particolarmente a cuore, come pastore della Chiesa di Crema, l’incoraggiarvi e lo spronarvi a dichiarare la dimensione formativa ed educativa che vi è propria come una priorità ineludibile. Non per nulla ho messo a disposizione dell’Associazione nuovi Assistenti spirituali, che si affiancano a quelli già in servizio, a cui auguro un fecondo lavoro tra voi.
Illuminanti a questo proposito sono alcuni passi del progetto formativo della vostra associazione:
“La formazione è un’esperienza attraverso la quale una persona prende fisionomia: diviene se stessa … La nostra fisionomia più profonda e più vera è il volto di Cristo… Formazione è far emergere nella vita di ciascuno il volto del Figlio. Formazione è dare alla vita la forma del volto di Gesù, modello e vocazione di ogni persona”[5]
Mentre rileggo e condivido con voi queste parole non posso che richiamare alla memoria la lettera pastorale dell’anno pastorale 2007-2008 “Il Battesimo sorgente di vocazioni Ecclesiali”:
“Mediante il Battesimo il Padre ci identifica con Gesù, il suo Figlio amato. “Con il Battesimo siamo diventati Cristo”, ci ricorda s. Agostino (sulla predestinazione dei Santi cap. 15,30). Nel Battesimo l’uomo scopre la sua identità, che lo rende, come figlio nel Figlio, a immagine e somiglianza di Dio. Conoscere Dio non è più solo un’idea o un pensiero, uno sforzo intellettuale, ma un incontro con una Persona: Gesù Cristo, crocifisso e risorto… Il progetto di Dio per tutti i battezzati è che “siamo conformi all’immagine del Figlio suo” (Rom 8,29) e che “arriviamo tutti…allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef 4,13). Questa meta comune, si distingue e si qualifica, però, per ciascuno di noi, perché “chiamati per nome” singolarmente, non solo in un modo generico, ma nella nostra irripetibile unicità.”[6]
- c. La formazione dei formatori
Abbiate a cuore la formazione dei formatori: lo avete indicato come elemento critico del vostro cammino; ebbene vi chiedo espressamente di vivere coraggiosamente e caparbiamente questo ambito, che diviene elemento decisivo per l’attuazione di ogni incontro con Cristo!
Se essere credenti significa farsi discepoli di Cristo, oggi più che mai i ragazzi, gli adolescenti, i giovani, i genitori, gli adulti chiedono in maniera soffusa, ma persistente, di essere accompagnati a vivere questo incontro! Un accompagnamento personalizzato, dietro una regola di vita proposta per le singole età, favorirà una recezione positiva da parte di chi ha bisogno di un supplemento di luce, e prima ancora, di amore.
- d. L’Iniziazione Cristiana
Come allora non pensare ai Catechisti Battesimali, alla rivisitazione del progetto di Iniziazione Cristiana per i nostri fanciulli e ragazzi che anche nella nostra diocesi stiamo ponendo in atto?
Pensate quale magnifica occasione per tutta la nostra Chiesa di Crema nel momento in cui riuscissimo a rendere non solo i ragazzi, ma anche gli stessi genitori protagonisti più attivi in questo cammino di formazione e conformazione a Cristo…!
Una strada attraverso la quale ritrovare la giusta collocazione della famiglia nell’educazione alla fede dei ragazzi!
L’AC deve sentirsi e deve essere accolta come protagonista attiva in questo aspetto cruciale e fondamentale della nostra azione pastorale.
L’intuizione e l’attuazione della “Catechesi esperienziale” trova ad esempio nell’ACR un soggetto attivo e per certi versi profetico in merito!
- e. I giovani e i giovanissimi
Nelle visite pastorali alle singole Comunità nella nostra diocesi è stata mia premura sottolineare quanta ricchezza l’Azione Cattolica può offrire nell’ambito educativo; proprio per questo vi affido come consegna l’impegno di una maggiore sinergia con la Pastorale Giovanile e con il Centro Diocesano Vocazioni, affinché la proposta di formazione che viene offerta dall’AC ai giovani ed ai giovanissimi possa sempre più assumere quel ruolo autorevole che le compete in quelli che sinteticamente definiamo come”itinerari di fede”.
Mi rivolgo ora ai Giovani:
voi siete per la Chiesa e per la società una grande risorsa. Vorrei che, proprio perché di Azione Cattolica, vi distingueste ancora di più per il vostro ardore, per la vostra presenza costruttiva, e magari anche critica, nelle comunità parrocchiali, per il vostro impegno e la vostra testimonianza nel sociale, a servizio del bene comune. E’ necessaria una seria preparazione per educarsi a uno sguardo competente e pensoso sulle questioni del vivere, che ci interpellano come cittadini credenti. Ponete attenzione poi alle scelte di vita, non esclusa la vita consacrata e il ministero ordinato. La fede, per essere produttiva, ha bisogno di impiantare stabilmente le sue radici dentro una delle vocazioni emergenti dal Battesimo. La prova inequivocabile della fecondità della vostra Associazione sta nella molteplicità delle Vocazioni che essa sa maturare nei confronti di voi, giovani e adolescenti.
- f. La FUCI
Permettetemi a questo punto di riflettere con voi su una bella, promettente presenza: la Federazione Universitaria Cattolica Italiana.
Proprio in questi mesi mi è giunta comunicazione ufficiale dalla sede nazionale che il gruppo FUCI della nostra diocesi, dopo un anno di osservazione e di formazione, è stato riconosciuto a tutti gli effetti.
Pur trattandosi di un movimento che gode di una sua autonomia, è doveroso sottolineare la sua vicinanza e la sua sintonia con la stessa AC.
Non dimentichiamo che un grande estimatore dell’AC, Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, fu assistente nazionale della FUCI per diversi anni! Il mio illustre predecessore, Mons. Franco Costa ricoprì lo stesso incarico negli anni successivi e figure di grande spicco, come quella di Vittorio Bachelet, ricordato proprio lunedì 14, qui a Crema dallo stesso figlio Giovanni, segnano nella loro stessa persona un punto di convergenza tra FUCI e AC!
Ritengo che anche questa realtà vada accolta e incoraggiata come luogo privilegiato di formazione. Molti fra gli universitari di oggi saranno chiamati nei prossimi anni ad assumere importanti responsabilità non solo nell’ambito ecclesiale, ma anche nel sociale, nel dirigenziale, nell’educativo e nel politico … E quanto desideriamo avere persone che assumano ruoli di responsabilità per il bene comune nello spirito del servizio fraterno e nella carità evangelica!
Potremmo dire che la FUCI per certi versi è luogo di eccellenza, ma indubbiamente nell’educare al servizio ed alla testimonianza cristiana!
L’AC diocesana , come “sorella maggiore”, abbia cura di questa Federazione mediante una vicinanza che promuova dialogo e collaborazione.
- 2. LA CORRESPONSABILITA’
So perfettamente che quello della corresponsabilità nell’ambito ecclesiale è un tema particolarmente caro ad ogni associato dell’AC. Si tratta di operare, in comunione con le Commissioni diocesane, in particolare quella della famiglia e giovanile, per sviluppare i diversi ministeri ecclesiali (catechisti; educatori in oratorio; animatori di gruppo, coppie impegnate con i fidanzati e con gli adolescenti, animatori liturgici, ecc.). Recentemente, invitando la dottoressa Paola Bignardi a parlare su questo tema, avete dato modo alla nostra diocesi di raccogliere un preziosissimo contributo in merito ad esso.In quella sera, nel salone di S.Luigi gremito da un’assemblea attenta, Paola Bignardi, dopo una puntuale analisi della situazione, ebbe a dire:
“La missione ha bisogno di corresponsabilità, cioè persone disposte a “rispondere”, nella diversità delle loro sensibilità, dei loro differenti punti di vista sulla realtà, dei linguaggi diversi per entrare in comunicazione con persone che appartengono a culture e mondi sempre più lontani tra di loro. Corresponsabilità è parola consunta nella cultura ecclesiale di oggi; viene utilizzata con troppa disinvoltura, anche a significare esperienze e atteggiamenti che le assomigliano da lontano, come la collaborazione, come la condivisione delle attività che si svolgono in una comunità, come il disponibile darsi da fare…. Corresponsabilità: è parola che può sintetizzare la cultura ecclesiale del Concilio, il suo spirito, la sua fiducia nel dono di ciascuno. È una delle più importanti conseguenze che scaturiscono dal pensare la Chiesa come popolo di Dio”.[7]
La lunga ed illuminate tradizione dell’Azione Cattolica nell’educare e nel formare laici preparati e corresponsabili nell’azione pastorale della Chiesa non può che ulteriormente integrare ed arricchire quella riflessione di una “rivisitazione pastorale” che nella prossima Assemblea Ecclesiale abbiamo messo a tema.
- a. La corresponsabilità ricchezza del nostro agire pastorale
Proprio per questo l’ Azione Cattolica è chiamata ad essere “segno profetico” nella nostra diocesi, nelle nostre parrocchie, nelle unità pastorali e nelle stesse zone pastorali.
Non è il calo del numero dei sacerdoti che ci porta a “rispolverare” questo tema, che lo stesso Concilio Vaticano II ha, sorprendentemente per quei tempi, annunciato, proclamato e indicato come scelta prioritaria!
E’ la riscoperta della comune vocazione battesimale che lo impone!
Vescovo, presbiteri, religiosi e laici, pur nella pluralità e nella diversità dei ministeri e delle responsabilità, sono chiamati a rendersi partecipi ed responsabili nella costruzione del Regno che la Chiesa, voluta da Cristo qui in terra, incarna e ne è sacramento!
Molte sono le difficoltà, così come ha descritto anche la Bignardi, a volte create dalla complessità dei rapporti relazionali tra laici e presbiteri. E’ importante a camminare insieme, in un dialogo sincero e fraterno.
Tutto ciò, se vissuto come ricchezza di doni e di carismi, non può che portare giovamento alla grande missione di annuncio e di testimonianza del Cristo che tutti desideriamo e viviamo!
La vivacità e la ricchezza della vostra “indole secolare” è indispensabile per la nostra Chiesa che è in Crema!
CONCLUSIONE
Al termine di questo mio intervento, mentre auguro alla nuova presidenza diocesana, con i responsabili di settore, una felide e illuminata animazione dell’Associazione, vorrei concludere con un passo illuminante e profetico della lettera a Diogneto, un testo di ignoto autore, del secondo secolo, proveniente dall’Oriente:
“I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. ..
A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo …. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare.”[8]
Vi benedico tutti, con paterno affetto nel Signore:
+ Oscar Cantoni, vescovo
Crema, 20 febbraio 2011