Riflessione nel mese missionario (Mt 22, 1-14)

mese missionariodi don Mario Botti*

In questo mese di ottobre, mese missionario, a partire dall’ascolto della parabola evangelica scritta da Matteo al capitolo 22, 1-14 (è sempre importante che ciascuno innanzitutto legga con attenzione e spirito di fede il testo biblico) vi propongo una riflessione che ci aiuta a cogliere l’inestimabile dono della chiamata Divina e la responsabile fantasia e passione con la quale il Signore ci chiede di collaborare con Lui per l’annuncio del regno. Riassumo la parabola con tre immagini.

1) Una sala vuota e preparata con ogni ben di Dio (è il caso di dirlo, essendo stata preparata da Lui!). Ben preparata, ma vuota. Tutto è stato predisposto per un pranzo coi fiocchi, per una festa alla grande … ma nessun invitato si presenta. L’immagine ci richiama le nostre chiese a volte deserte o semi vuote, ci ricorda le richieste che Dio rivolge a molti(anche la chiamata vocazionale) ma molti rimandano la risposta … fino a diventare sordi ad ogni appello. Vogliamo però pensare che la Sala è ben preparata! Cioè al fatto che Dio non ha le “braccine corte” ma innanzitutto prepara i suoi doni per gli uomini. In principio c’è il dono. Fin dall’inizio e ogni mattina siamo preceduti dalle Sue attenzioni. I doni di Dio sono irrevocabili! Ma la sala rimane vuota. I motivi del rifiuto sono soprattutto legati alla eccessiva attenzione alle cose di questo mondo(andarono chi al proprio campo e chi ai propri affari)

2) Le strade e le siepi. Quando la sala è vuota, quando le chiese si svuotano, quando le case si chiudono. Quando la fede scricchiola. Quando non siamo più disposti ad accogliere Dio… Lui sceglie altre strade, o ritorna sulla stessa strada per continuare a chiamare, perché Dio non vuole vivere senza l’uomo, senza di noi! Se la sala è vuota Lui percorre le strade che noi percorriamo, i luoghi dove noi abitiamo per dirci che c’è, che è ancora vicino. Che ci aspetta. Ciò riempie i nostri cuori di consolazione, ma anche ci ricorda quanto sia importante trovare strade/luoghi/modalità sempre nuove per fare anche oggi l’annuncio della fede. Dobbiamo tornare ad abitare le strade delle nostre città per dire Dio all’uomo del nostro tempo. Avere in noi la stessa passione del Signore che di fronte ad un ‘insuccesso’ o ad un rifiuto non è rinunciatario, ma cerca modi diversi per proporsi.

3) L’abito necessario. Nel giardino dell’Eden Adamo ed Eva quando rifiutarono Dio si accorsero di essere nudi. Più poveri, meno uomini, meno capaci di relazione e di comunione. L’abito dice che siamo ‘rivestiti di Cristo’, dei suoi sentimenti. Abbiamo in noi il desiderio di queste realtà. Non siamo in quella sala per forza, perché spinti da altri o abitati da interessi meschini, ma per scelta! L’abito ci ricorda il grembiule di Gesù nell’ultima cena. La fede si esprime nel servizio. Il servizio chiede che la vita sia accolta e aggredita con entusiasmo. In questi giorni la morte di Steve Jobs, fondatore di Apple e guru mondiale della tecnologia, morto a 56 anni dopo una lunghissima battaglia contro il cancro, ci ha fatto pensare. “La sua passione ed energia sono state la fonte di innovazioni incalcolabili e che hanno arricchito e migliorato la vita di tutti noi. Il mondo è incredibilmente migliore grazie a Steve Jobs.”, si legge in un comunicato della casa di Cupertino. Ha lasciato un testamento morale ai giovani nel quale dice: “Stay hungry, stay foolish“, “restate affamati, restate folli”. Il vostro tempo è limitato, allora non buttatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non lasciate che il rumore delle opinioni degli altri affoghi la vostra voce interiore. Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. Tutto il resto è secondario”. Anche noi non vogliamo vestire un abito qualsiasi, ma l’abito nuziale, l’abito della festa, della gioia, della passione, dell’energia con la quale affrontare ogni giornata. Non si vivacchia, si coglie la vita come grande opportunità. Questa la testimonianza che il mondo attende da noi credenti. Non cristiani rassegnati, ma felici, perché per noi è preparato un banchetto con “ogni ben di Dio”, meglio dove Dio è nostro bene. E se Lui è con noi, nulla ci manca. Per questo Lodiamo il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia. Amen

*Assistente unitario AC Cerma