Solennità dell’Immacolata concezione di Maria
Gen 3,9-15.20 / Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
La maturità,
il dialogo,
la tessera.
Introduzione
Abramo concepì Isacco per la fede nella promessa di Dio “e divenne padre di molti popoli” (cf. Rm 4,18-22). Ugualmente Maria concepì Gesù per mezzo della fede. La concezione verginale di Gesù fu opera dello Spirito Santo, ma per mezzo della fede di Maria. È sempre Dio che opera, ma attraverso la collaborazione dell’uomo. Credere, infatti, è rispondere con fiducia alla parola di Dio, accogliere i suoi piani come se fossero propri e sottomettersi in obbedienza alla sua volontà per collaborarvi. La fede vuole sempre: 1) la fiducia in Dio e 2) la professione di ciò che si crede, poiché “con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza” (Rm 10,10). Una volta riconosciuta vera la parola di Dio, Maria credette alla concezione verginale di Gesù e credette pure alla volontà di Dio di salvare gli uomini peccatori, la volle e aderì a quel piano lasciandosi coinvolgere: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Dalla sua fede quindi nacque Gesù e pure la Chiesa. Perciò, insieme ad Elisabetta che esclamò: “Beata colei che ha creduto all’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45), ogni generazione oggi la proclama beata (cf. Lc 1,48). La Chiesa ha il compito di continuare nel mondo la missione materna di Maria, quella di comunicare il Salvatore al mondo. Il cristiano di oggi deve fare proprio il piano di Dio “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4), proclamando la propria salvezza e lasciandosi attivamente coinvolgere nel portare la salvezza al prossimo, poiché “in questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli (Gv 15,8).
Il primo “sì” di Maria sta nella sua condizione.
Maria è si una ragazza, una vergine, ma Maria è “promessa sposa di un uomo”, è quindi una giovane donna pronta ad essere moglie, pronta a diventare madre… Seppure ragazza o giovane donna o vergine, Maria è una donna matura. L’AC può dire il proprio sì a Dio se vive una condizione di maturità che determina il momento opportuno per Dio per chiedere un passo ulteriori, che, anche se inaspettato e sorprendente, è però rispettoso e carico di frutti impensati e meravigliosi. Non bambina immatura, non adolescente viziata, non single acida, ma giovane ‘promessa sposa’!
Il secondo “sì”, si manifesta nel dialogo.
“…si domandava” ovvero Maria mette in dialogo tutti i pensieri che la attraversano per prendere una decisione. Maria non rimane prigioniera dei suoi legittimi timori, ma si interroga su quanto l’ha raggiunta accettando di entrare in dialogo con le parole dell’angelo e metterle a contatto con le proprie decisioni. L’AC ha una forza particolare che è la sua democraticità espressa attraverso i rappresentanti eletti e i Consigli; le persone con le loro specifiche vocazioni e il confronto… Ebbene questi ‘luoghi’ di ‘dialogo in atto’ possono diventare significativi momenti di discernimento solo se la Parola di Dio viene accolta non come semplice parola, una tra le altre, ma come portatrice di realtà da comprendere e attuare.
Il terzo “sì”, è la sua adesione.
Maria rinnova la sua fiducia in Dio dichiarandosi sua serva (v.38) e affidando la propria vita e il proprio corpo come luogo in cui Dio possa operare. L’AC può trovare qui un altro spunto per comprendere il significato dell’appartenere e, contestualmente alla Festa dell’adesione che si celebra proprio in questa giornata, del proporre/fare la “tessera”. È importante aderire- appartenere-tesserarsi solo se questo corrisponde all’assunzione piena della volontà di Dio. Rinnovare ogni anno la tessera-appartenenza-adesione diventa il segno esteriore di una scelta interiore, quella di far diventare la propria vita ‘luogo’ della Parola di Dio.