Carissimi amici,
ci avviciniamo sempre di più al S. Natale. Ad una delle più grandi solennità dell’anno liturgico: il memoriale della nascita di Gesù Cristo! E anche alla più tradizionale festa consumistica: panettoni e regali, luci lucine lucette, cenoni e grandi spese.
Ma quest’anno si sente in giro un’aria strana. Una tensione palpabile. Innaturale. Una tensione che blocca. C’è la crisi. La crisi economica. La paura della povertà. La povertà stessa. Il fantasma della recessione globale. Lo spettro del default. Il terrore dei sacrifici…
Già, è un momento difficile. Disorientante, soprattutto per noi giovani che vediamo spesso frustrate le nostre ambizioni, in particolar modo lavorative. Faticoso. Poco gratificante. Duro. Durissimo.
Ma proviamo a guardare le cose da un altro punto di vista. Enzo Bianchi, in un recente editoriale apparso su un noto quotidiano, riprende le parole del salmo 49: “…l’uomo nel benessere non capisce, è come un animale…”
E continua “Ci stiamo rendendo conto che il vivere con il mito idolatrico del «tutto e subito», del «tutto ciò che è tecnicamente possibile va fatto» non ci garantisce un futuro buono, che il pensare solo all’oggi, solo a noi stessi come individui impoverisce la terra e fa aumentare il deserto, ci rende incapaci di lasciare alle nuove generazioni una «eredità» nel vero e nobile senso del termine.”
Ecco qui la nostra paura: non sappiamo più guardare oltre. Guardare al futuro. Ci concentriamo sul momento da vivere, e basta. E così facendo, altro che “Carpe diem”! Viviamo l’angoscia del presente. E l’incognita del domani (Perché il domani è un’incognita se non te lo costruisci a partire da oggi).
Costruire il domani. E’ questo che succede nel Natale. Dio si fa bambino, per donare agli uomini un tramite tra Sé e loro. E la vita di Cristo non sarà una vita facile. Non sarà nel benessere. Sarà una vita di sacrifici (notate bene: sacrificio = sacrum facere, “rendere sacro”). Di scelte dure. Già la nascita per Gesù è insidia e sacrifico: basti pensare al parto nella grotta e alla fuga in Egitto.
Ora noi non dobbiamo avere paura. Non dobbiamo avere il terrore dei sacrifici. Citando sempre Enzo Bianchi, “Solo un ideale altro e alto, la speranza di contribuire a un mondo migliore di quello che abbiamo conosciuto, la preoccupazione per il benessere di chi verrà dopo di noi, la solidarietà con chi, vicino o lontano da noi, non può accedere a beni essenziali che noi non ci rendiamo nemmeno più conto di possedere può spingerci non solo ad accettare i sacrifici ma ad affrontarli con consapevolezza e convinzione: quanti tra coloro che ci hanno preceduto avrebbero affrontato le difficoltà della vita se non avessero sperato di offrirci una condizione migliore?”
Ecco qui il Natale di Cristo! Ecco qui il Santo Natale!
E’ vivere secondo giustizia, è affermare con la propria vita che un mondo migliore è possibile: “in fondo, il valore di ogni nostro desiderio è il prezzo che siamo disposti a pagare per raggiungerlo.”
Un abbraccio di Buon Natale a tutti.