é un grande dono vivere
la straordinarietà di questa
Notizia nell’ordinarietà
della propria vocazione
Rose, ortensie e dalie non cessavano di bisbigliare su quella che, secondo loro, era una stranezza che nascondeva troppo orgoglio o, peggio, qualche sentimento molto disordinato. Furono le bocche di leone, i fiori più Coraggiosi del giardino, a rivolgere direttamente la parola al girasole. «Perché guardi sempre in aria? Perché non ci degni di Uno sguardo? Eppure siamo piante, come te», gridarono le bocche di leone per farsi sentire. «Amici», rispose il girasole, «sono felice di vivere con voi, ma io amo il sole. Esso è la mia vita e non posso staccare gli occhi da lui. Lo seguo nel suo cammino. Lo amo tanto che sento già di assomigliargli un po’. Che ci volete fare? il sole è la mia vita e io vivo per lui…». Bruno Ferrero
Questo “tempo ordinario” ci ha permesso di tuffarci nuovamente nella quotidianità della nostra vita, fatta da tanti piccoli gesti, che spesse volte non fanno rumore, ma sono attimi e passi fondamentali della nostra fedeltà. “Sono felice di vivere con voi, ma io amo il sole. Esso è la mia vita …”: la nostra quotidianità deve esprime la gioia di vivere ma anche e soprattutto per Chi viviamo e verso Chi tendiamo. Come diceva il Beato Giovanni Paolo II nell’omelia a Tor Vergata: “E’ importante rendersi conto che, tra le tante domande affioranti al vostro spirito, quelle decisive non riguardano il “che cosa”. La domanda di fondo è ” chi”: verso “chi” andare, “chi” seguire, “a chi” affidare la propria vita”.
Penso che questo sia anche l’insegnamento che emerge dalle letture che la Chiesa ci ha donato in questa domenica.
Il giovane Samuele si sente chiamare da questa voce che nella notte illumina il suo volto. Egli si alza e compie una ricerca per trovare la “fonte della voce”, per dare la sua disponibilità. In Samuele emergono chiaramente due caratteristiche: la PRONTEZZA e la FIDUCIA.
La prontezza di chi non deve cercare sempre e comunque le ragioni di tutto prima di muoversi, ma di chi sentendosi chiamato per nome è pronto a compiere un gesto di risurrezione, di cambiamento, cioè quello dell’alzarsi. Tutto avvolto da fiducia. Il credere che Colui che mi chiama, lo fa perché mi ama, qualunque esso sia. La fiducia anche di Eli che indica al ragazzo di rispondere subito: “Parla Signore, perché il tuo servo ti ascolta”.
Anche il Vangelo ci presenta queste due caratteristiche.
La parola di Giovanni, suscita nei discepoli, la sequela al Signore Gesù. È sorprendente vedere come sia Eli che Giovanni siano dei “fili conduttori” verso Gesù e non verso se stessi.
Nel brano evangelico troviamo la prontezza di Giovanni nell’annunciare il passaggio del Signore e nell’indicarlo, la fiducia dei discepoli nel lasciare il loro maestro, che per loro era guida sicura, per accogliere il Tutto. Pronti in un attimo ordinario della loro vita a lasciare tutto per accogliere il Tutto.
Dopo il desiderio, e la fiducia di seguire il Signore, Egli desidera far emergere nel loro cuore le profonde motivazione di questa decisione. Per conoscere una persona è necessario entrare nella sua casa, sperimentare il calore dell’accoglienza e la vita nella sua straordinaria ordinarietà, insomma mettersi comodi e con le “pantofole” seduti con il Signore.
Un incontro talmente importante che i discepoli si sono persino ricordati l’ora di questo incontro, un’ora che rimarrà stampata nel cuore perché è l’ora del cambiamento, della conoscenza, della fiducia.
Speriamo che anche per tutti noi ogni giorno giunga quell’ora.