domenica 22 gennaio ore 17.00 – sala del cinema dell’oratorio di Bagnolo Cr.sco
Al termine dibattito con la presenza del regista Guido Chiesa
“Io sono con Te” racconta la storia di una ragazza vissuta nella Galilea di duemila anni fa: Maria di Nazaret. Grazie a lei, con la nascita del figlio Gesù, si inaugura un nuovo corso nella storia dell’uomo. Le domande sollevate nel film sono più che mai all’ordine del giorno e riguardano il nascere, il crescere, l’educare i figli, il ruolo della donna nella società, il senso della parola amore, in una prospettiva squisitamente femminile. Maria è la donna capace di seguire il proprio istinto, esaltato dalla condizione di madre, attraverso un sano equilibrio con la razionalità, anche a costo di sottrarsi alla legge e alla società, come farà poi il figlio. In questo sta la sua importanza e attualità. Nel suo percorso, Maria è sostenuta dalla presenza discreta di Giuseppe, il patriarca “che si fa da parte”, o come vuole l’etimologia del suo nome “aggiunge”, rinunciando al primato maschile.
Abbiamo conosciuto Guido Chiesa perchè invitato a presentare il suo film in occasione di un convegno nazionale sulla famiglia dell’AC a Roma, dello scorso novembre, e subito ci è piaciuta l’impostazione del film, che esce un pò dai canoni ordinari della cinematografia a sfondo religioso.
E’ un film inaspettato e sorprendente, che fa una accurata ricostruzione storica della vita del tempo e tocca molte delle questioni inerenti le relazioni all’interno di una famiglia, soprattutto nel rapporto madre/figlio, ma anche tra coniugi. Avere con noi il regista, per un dialogo successivo alla visione del film stesso, ci sembra una bella occasione che lui stesso ci ha reso possibile, dopo un nostro contatto, essendo già in zona nella domenica del 22 gennaio.
Come preparazione alla visione del film, vi proponiamo un’intervista esclusiva rilasciata dal regista a Blogosfere Spettacoli, in occasione dell’uscita del film, che permette di inquadrare la persona, le motivazioni che l’hanno guidato nel suo lavoro e le scelte originali operate dallo stesso.
Rispetto ai suoi lavori passati, tra cui Il partigiano Johnny, Lavorare con lentezza e la serie Tv: Quo vadis baby?, come mai ha scelto di dirigere una pellicola a tema religioso?
Se c’è un elemento che accomuna tutti i miei film, è sicuramente il tema della libertà. Questo tema è presente anche in ‘Io sono con te’. Se nei nostri primissimi momenti di vita, attraverso il rapporto con la figura materna, non riceviamo le basi dell’amore, del rispetto e della fiducia, non c’è la libertà. Oggi i bambini non godono di fiducia, sono sempre considerati in pericolo, come se il loro istinto non fosse in grado di proteggerli; in questo modo non sono liberi. Invece nel film Maria è una mamma che lascia il figlio libero perché gli dà fiducia. Non credo che Io sono con te sia un film religioso nella sua essenza: indaga di più l’aspetto umano che non quello divino e teologico. Non è blasfemo, al contrario. A volte tendiamo a considerare la religione come una forma di “magia”, ma per parlare di religione bisogna affrontare anche l’aspetto umano.
Cosa l’ha colpita maggiormente della figura di Maria?
Maria non è una ribelle, ma una donna istintiva che ascolta il proprio corpo. È un film sul corpo di una madre che per un istintivo, mammifero amore per il figlio lo difende da tutte le interferenze esterne. Solo perché vuole rispettarlo. Nei Vangeli è presente questo racconto ed è molto moderno, senza togliere nulla all’aspetto religioso. Per noi i due aspetti, quello religioso e quello umano, procedono di pari passo.
La sceneggiatura è stata scritta insieme a sua moglie: quale contributo ha portato al film lavorare insieme?
Questo film è stato prodotto interamente da donne. Il soggetto è stato scritto da mia moglie, Nicoletta Micheli, la quale è stata ispirata a sua volta da una sua amica, Maeve Corvo, che le ha parlato di Maria in questi termini. Mia moglie quel giorno è tornata a casa e me ne ha parlato, chiedendomi se fosse stato possibile trarne un film. Alla fine ha convinto lei tutti quanti: me e i produttori. E questo perché quest’ispirazione ha cambiato anche il rapporto con i nostri figli: applicando gli stessi concetti di amore, fiducia e libertà in famiglia, anche la relazione con i bambini è migliorata.
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