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Un vecchio proverbio suggerisce: “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”. non so se lo conoscete e chi l’abbia mai inventato … ma certo è un proverbio sbagliato! Se è vero che il Natale è una festa di famiglia, altrettanto lo è la Pasqua, non fosse altro perché Gesù preparandosi a vivere la sua ultima Pasqua rivolgendosi ai suoi discepoli, disse: “verrò a fare pasqua da te, con i miei discepoli!” i discepoli rappresentavano per Gesù la sua famiglia e Lui desidera fare Pasqua con loro. Tra l’altro è morto e risorto proprio per radunare – raccogliere tutti i figli dispersi, perduti, isolati gli uni dagli altri, vagabondi su tante strade e in tante esperienze che umiliano la nostra umanità, ci abbruttiscono, ci rendono insensibili verso ciò che è vero, è buono, è bello! Gesù muore e risorge per rendere l’umanità una grande famiglia di sorelle e fratelli che si riconoscono figli dello stesso Dio Padre.
Certamente un dono da invocare per questa santa Pasqua è chiedere che accresca in noi la nostalgia di vivere relazioni filiali nei confronti di Dio e fraterne tra noi! La nostalgia di vivere comunione, pace, rispetto, aiuto reciproco nelle nostre famiglie! Nostalgia per famiglie unite al loro interno e solidali verso altri nuclei familiari. Famiglie che siano specchio di quella società ricca di grandi valori che possa garantire un futuro sicuro e sereno ai propri cittadini.
L’uomo moderno ha creato il tempo libero e ha perso il senso della festa. Bisogna ricuperare il senso della festa, e in particolare della domenica, come «un tempo per l’uomo», anzi un «tempo per la famiglia». Il settimo giorno è per i cristiani il «giorno del Signore», perché celebra il Risorto presente e vivo nella comunità cristiana, nella famiglia e nella vita personale. È la pasqua settimanale.
La festa come «tempo libero» è vissuta oggi nel quadro del «fine settimana» che tende a dilatarsi sempre più e assume tratti di dispersione e di evasione. Il tempo del week-end, particolarmente concitato, soffoca lo spazio della domenica. Invece del riposo, si privilegia il divertimento, la fuga dalle città, e ciò influisce sulla famiglia, soprattutto se ha figli adolescenti e giovani. Essa fatica a trovare un momento domestico di serenità e di vicinanza. La domenica perde la dimensione familiare: è vissuta più come un tempo «individuale» che come uno spazio «comune». Il tempo libero diventa sovente un giorno «mobile» e corre il rischio di non essere più un giorno «fisso» per adattarsi alle esigenze del lavoro e della sua organizzazione.
Non si riposa solo per ritornare al lavoro, ma per fare festa. È quanto mai opportuno che le famiglie riscoprano la festa come luogo dell’incontro con Dio e della prossimità reciproca. Anche i gesti della fede nel giorno di domenica e nelle festività annuali dovranno segnare la vita della famiglia, dentro casa e nella partecipazione alla vita della comunità. La domenica cristiana custodisce la famiglia e la comunità cristiana che la celebra, perché apre all’incontro con il mistero santo di Dio e rinnova le relazioni familiari. Ex il pasto della domenica …