Scomparso il card. Marco Cè

VENEZIA – E’ morto a 88 anni, in ospedale, il patriarca emerito di Venezia Cardinal Marco Cè. Cè ha guidato la chiesa veneziana per ben 23 anni, fino al 2002, quando gli subentrò Angelo Scola, poi destinato a diventare arcivescovo di Milano. Grande il cordoglio dell’AC cremasca per la scomaprsa di una figura molto vicina all’associazione sia a livello diocesano sia successivamente quando Paolo VI lo nominò assistente eccelsiastico generale nel 1976.

Originario di Izano, nel Cremonese, Marco Cè è spirato poco dopo le ore 20 all’ospedale ‘Ss.Giovanni e Paolo’ di Venezia, dov’era ricoverato dal 19 marzo scorso per la frattura di un femore, dovuta a una caduta in casa. Il 13 aprile aveva chiesto, e ricevuto dal Patriarca Francesco Moraglia, il sacramento dell’unzione degli infermi. Le sue condizioni di salute si erano poi aggravate nelle ultime ore. Ieri sera Moraglia aveva confessato il cardinal Cè, impartendogli l’assoluzione e l’indulgenza plenaria e ricevendo da lui un ultimo “grazie”.

Cè era stato ordinato sacerdote 65 anni fa, il 27 marzo 1948 a Crema, il 22 aprile 1970 venne eletto vescovo da Paolo VI e nominato ausiliare del cardinal Poma nella diocesi di Bologna; il 30 aprile 1976 fu nominato, dallo stesso Paolo VI, assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica italiana. Giovanni Paolo II lo chiamò, il 7 dicembre del 1978, a reggere il Patriarcato di Venezia. Fu creato cardinale, sempre da Giovanni Paolo II, il 30 giugno 1979.

L’ultimo suo scritto risale al marzo scorso, proprio in occasione del ricovero in ospedale. Era il racconto della ‘vecchia bella’ quella che Marco Cè aveva affidato alle pagine del settimanale diocesano ‘Gente Veneta’. “Come vivo i miei 88 anni ormai suonati da un pezzo? – scriveva – La prima cosa che mi viene da dire è che li vivo con stupore e riconoscenza: sono tanti e ne sento il peso!. Ma ogni mattina – osservava Cè -, risvegliandomi, ringrazio il Signore per il dono del nuovo giorno e gli chiedo la grazia di viverlo bene e con riconoscenza: perché se è vero che le forze sono diminuite e molte cose adesso non sono piu’ in grado di farle, è altrettanto vero che i giorni che il Signore mi dà, a uno a uno ormai, sono pieni di cose belle”.