L’AC vista da fuori

Abbiamo incontrato diverse persone “esterne” all’esperienza dell’AC e le abbiamo intervistate ponendo loro queste 3 domande:

  1. Conosci l’AC? In quale modo ne hai fatto esperienza? oppure perché non sei informato di un’associazione così importante e diffusa sul territorio?
  2. Ha senso x te un’esperienza associativa, oggi? x la Chiesa, x la società, x un gruppo di laici…
  3. Cosa proponi allAC x il suo futuro?

Ecco le loro risposte… 

  1. Si. L’abbiamo conosciuta per avere partecipato ad iniziative AC.

  2. Si certo che ha senso una esperienza associativa, x moltissimi motivi, in primis perché il senso di appartenenza alla comunità è fortemente vissuto nell’esperienza associativa.

  3. Di essere al passo con i tempi che è quanto tutta la Chiesa su augura (risposta: Giangi) – di collaborare ed interagire con altre associazioni o realtà cattoliche e non, per il bene comune. A mio parere oggi serve essere unite e non divisi (o specializzati in qualche cosa) per sapere affrontare le sfide del nostro tempo. Oggi si vive la rete e la connessione in tutti i sensi, cioè tutte le cose sono connesse tra loro e pertanto non si può pensare di occuparsi di un “pezzo” e basta. Pertanto la sfida per AC è questa: – vivere la globalità e la connessione del nostro tempo – (risposta Paola).

Paola e Giangi

Responsabili ufficio famiglia

 


  1. Conosco L’AC da quando mi proposero un campo giovani e finalmente ebbi la possibilità di aprirmi al ‘resto del mondo’, guardare oltre e non sentirmi più il solo nel mio oratorio ad impegnarmi e a sbattermi per gli altri! Sono seguiti altri campi, anche come educatore e ne conservo un ricordo bellissimo per il clima, l’affiatamento, la grande famiglia che si creava.

  2. La considero un’esperienza ad oggi valida, importante e fondamentale per la chiesa e la società. Ha un suo ‘di più’ secondo me unico che continua ad avere senso. Forse ha senso interrogarsi su come meglio porsi in dialogo con ciò che oggi caratterizza la chiesa e questa società e rendere l’esperienza associativa ancora accattivante raccogliendo spunti che possono partire da nuove forme di collaborazione e ad alcuni rimescolamenti necessari per aprirsi alle novità.

  3. Propongo capacità di rinnovamento interno, apertura poi all’esterno e ad una dimensione che abbandona alcuni schemi vecchi e ne abbraccia di nuovi, che si lancia alla ricerca di modalità moderne e resistenti, che cerca stimoli nelle collaborazioni dentro e fuori la chiesa, la comunità. Un’AC ‘sul pezzo’ con proposte culturali non troppo alte o altre ma semplici, dirette e contemporanee!

Gabriele Pendola

Educatore

 


  1. Pur provenendo da una parrocchia “indipendentista” dove le associazioni hanno difficilmente trovato spazio, sono sempre stata coinvolta nelle attività della comunità parrocchiale e diocesana. Tuttavia ho sempre trovato difficoltoso immedesimarmi pienamente in una realtà associativa, soprattutto se di stampo religioso. Partendo dal messaggio universale del Vangelo mi son sempre chiesta il senso di frammentare la visione della Parola secondo un’associazione. Anche se ogni associazione si ripropone come strumento di diffusione del Vangelo, mi domando se sia davvero necessario esserne parte per poterne cogliere il significato. Ovviamente non ho la risposta a queste domande, forse non arriverò mai a darmene una chiara ma ogni volta che me lo chiedo mi rispondo con una domanda: non sarebbe tutto molto più facile se fossimo semplicemente cristiani , ciascuno con la propria prospettiva in un’ottica di scambio e confronto?

  2. È molto difficile per me dare consigli ad un’associazione che conosco solo indirettamente; l’unica cosa che mi sento di ricordare a chi ne è membro è quella di non scordarsi mai che l’AC deve rimanere uno strumento e mai il fine.

  3. Ho conosciuto l’AC grazie a dei miei amici che ne sono membri attivi ancora oggi. Attraverso il racconto delle loro esperienze associative ho avuto modo di entrare in contatto, seppur indirettamente, con le diverse attività che l’Azione Cattolica organizza e propone durante l’anno.

Francesca Rovida

Equipe 19enni diocesana