Messaggio del Vescovo Daniele

Miei fratelli e sorelle in Cristo,
ero molto lontano dall’immaginare, mentre mi preparavo con le mie comunità parrocchiali a celebrare il Natale, che sotto l’albero avrei trovato un dono inaspettato: e che dono! Quello di una Chiesa locale, la Chiesa di Dio che è in Crema, santa e amata, porzione eletta del Popolo di Dio alla quale papa Francesco ha voluto destinarmi, perché fossi prima di tutto «cristiano con voi», e poi anche «vescovo per voi».

Pur sapendo che i doni di Dio sono sempre immeritati, di questo dono così speciale, che siete voi, Chiesa cremasca, so di essere particolarmente indegno: e dunque desidero venire da voi con molta umiltà e piccolezza. Se, come ricorda il Papa ai vescovi, i pastori devono camminare con il Popolo di Dio, a volte «davanti, indicando il cammino, indicando la via»; altre volte «in mezzo, per rafforzarlo nell’unità»; e altre ancora dietro, «sia perché nessuno rimanga indietro, ma, soprattutto, per seguire il fiuto che ha il Popolo di Dio per trovare nuove strade», ebbene, in questo momento mi sento davvero all’ultimo posto, ultimo arrivato di una Chiesa ricca di doni e bella per ciò che lo Spirito di Cristo opera in essa e dalla quale so di dover anzitutto ricevere molto. In queste settimane, dopo aver saputo della volontà del Santo Padre Francesco di nominarmi vostro vescovo, ho riflettuto molto – consapevole anche della distanza che mi separa dal nostro «padre nella fede» – sulla chiamata rivolta ad Abramo: chiamata a lasciare la propria terra, la famiglia, la parentela… per partire verso la terra che Dio gli avrebbe indicato, fidandosi solo della sua promessa (cfr. Gen. 12, 1 ss.). Mi sono sentito, e ancora mi sento, più che mai vicino al grande patriarca; con una differenza importante, tuttavia: Abramo partì «senza sapere dove andava» (Eb 11, 8), mentre io so dove sono chiamato ad andare; e non tanto per le alcune notizie che ho potuto raccogliere nei giorni scorsi, quanto perché so che la Chiesa di Dio che è in Crema è amata dal Signore Gesù Cristo come la sua Sposa; so che Egli ha dato la sua vita per santificarla e renderla bella e splendente; so che è ricca della Parola del Vangelo che le è annunciato, dei sacramenti che la vivificano, dei doni dello Spirito che le sono distribuiti in abbondanza; so che in essa è veramente presente la Chiesa di Dio, una santa cattolica apostolica (cfr. CONCILIO VATICANO II, decreto Christus Dominus 11).
Se dunque Dio, attraverso la chiamata del papa, mi chiede di allontanarmi dalla mia famiglia, dalla mia regione, dalla Chiesa che mi ha generato nella fede e nel ministero presbiterale, e soprattutto dalle parrocchie nelle quali ho vissuto così poco tempo, non è per mandarmi in un deserto inospitale, ma per inviarmi nel «campo di Dio», che siete voi, campo già ricco di molti frutti, per fare con voi la mia parte nel seminare e irrigare, sicuro che Dio farà crescere e preparerà un raccolto sovrabbondante (cfr. 1 Cor 3, 5-9).
Grazie a tutti voi, in anticipo, per la bontà e la pazienza con la quale vorrete accogliermi e vorrete, fin da questo momento, pregare per me, perché possa rispondere generosamente al dono che Dio mi fa, affidandomi la Chiesa cremasca, facendo a mia volta di tutta la mia vita un dono senza riserve per voi.
Mi affido in modo particolare alla preghiera degli ammalati, degli anziani, dei poveri, di chi è nella tribolazione e nell’angoscia per i motivi più diversi; delle famiglie, così importanti e così poco riconosciute e valorizzate nella nostra società; dei giovani e dei ragazzi e ragazze, dai cui desideri e progetti e sogni spero di essere lietamente contagiato; dei consacrati e delle consacrate che arricchiscono con i loro doni la nostra Chiesa.
Una parola particolare desidero spendere per il presbiterio diocesano: ed è anzitutto, e di nuovo, la parola grazie, grazie per voi, confratelli nel ministero presbiterale, per ciò che siete e fate per la Chiesa cremasca; è in primo luogo attraverso il vostro ministero, la vostra collaborazione e amicizia che spero di riuscire a conoscere, amare e servire sempre meglio questa Chiesa che ora è anche mia. Con voi e per voi spero di essere partecipe di gioie e speranze, come pure di inevitabili delusioni e fatiche, che sostanziano la vita delle parrocchie e delle altre realtà che costituiscono la Chiesa cremasca. E spero che insieme potremo essere di incoraggiamento, sostegno ed esempio per i giovani che nel nostro Seminario si preparano al ministero e per quanti altri il Signore vorrà chiamare su questa via.
Saluto e ringrazio il mio predecessore, mons. Oscar Cantoni, vescovo di Como, che ha servito e guidato la Chiesa di Crema per undici anni: la sapienza e carità pastorale di cui ha dato prova in questi anni mi sono già stati, nelle settimane scorse e senza ancora conoscerlo personalmente, di grande aiuto, e spero che non mi farà mancare neppure in futuro il suo consiglio e la sua preghiera. Grazie all’Amministratore diocesano don Maurizio Vailati, che sta guidando la diocesi in questo periodo di sede vacante: Dio lo ricompensi, insieme con tutti i collaboratori della Curia e dei vari uffici e servizi diocesani.
Saluto e ringrazio anche tutte le autorità civili e in particolare le Amministrazioni dei Comuni presenti nel territorio diocesano, insieme con tutti coloro che hanno responsabilità nei più diversi settori dell’ordine pubblico e della vita civile, sociale, politica, educativa, culturale, economica… Anche dalla loro intraprendenza e competenza conto di imparare non poco.
È mio vivo desiderio celebrare la Pasqua con voi e dunque essere in diocesi agli inizi di aprile; in attesa di quel momento e, prima, dell’Ordinazione episcopale, vi assicuro il mio ricordo quotidiano nella preghiera, e anche a voi chiedo ancora: pregate per me, e anche per le «mie» comunità parrocchiali, che ora devono aspettare un nuovo parroco!
Dio vi benedica e doni a tutti un nuovo anno ricco dei suoi doni di grazia. La Vergine Maria, particolarmente venerata nel Santuario di S. Maria della Croce, e San Pantaleone nostro patrono, intercedano per noi tutti.
Bagnolo in Piano (RE), 11 gennaio 2017
don Daniele Gianotti