PER CAPIRE
Papa Francesco mette a tema della sua enciclica la fraternità, e lo fa prendendo spunto ed esempio da san Francesco dʼAssisi, il grande santo medievale, tessitore di fraternità, il santo dellʼamore fraterno, della semplicità e della gioia (cf. nn. 1-2).
Prima domanda: su cosa fonda il papa la fraternità? Perché riconoscerci fratelli e sorelle?
Francesco fa una distinzione circa i credenti e i non credenti. Per i non credenti, atei o agnostici il fondamento della fraternità è la dignità di ogni essere umano, correlata con i suoi diritti fondamentali (libertà di autodeterminazione, di pensiero, di coscienza, di culto, di informazione). Interessante notare che il papa non parla solo di una fratellanza, ma di una fraternità, che sottolinea un legame più forte, concreto, non già dato a priori ma da costruire. La fratellanza, possiamo abbozzare questa idea, è data dal legame di sangue (pensiamo a Caino e Abele) ed è un dato di fatto; la fraternità invece è il ‘ponte’ che si costruisce sopra. Il papa, al n.272 lo dice in questo modo: «La ragione, da sola, è in grado di cogliere l’uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità».
Per i credenti invece la fraternità ha come origine e fondamento la paternità di Dio, e dunque, avendo un unico Padre, ci riconosciamo tutti fratelli e sorelle (cf. n.272-279).
Seconda osservazione: il papa parla di una fraternità “aperta” (n.1): che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita.
Non è una banalità, in quanto, in molte culture di ieri e di oggi vige ancora una sorta di fraternità ‘chiusa’, elitaria: il mio prossimo è quello a me più vicino, quello che ha la mia stessa religione, la mia stessa lingua, razza, cultura, modo di vivere (cfr. n.80). Interessante notare il breve excursus che Francesco fa sull’idea di fraternità dall’antico fino al nuovo testamento (cf. nn. dal 58 al 62).
Nella parabola del buon samaritano (cap.2) il Papa ci fa fare una conversione, un cambio di rotta: la questione non è tanto chiedersi “chi è il mio prossimo” ma “come posso farmi prossimo”:
Gesù rovescia completamente questa impostazione: non ci chiama a domandarci chi sono quelli vicini a noi, bensì a farci noi vicini, prossimi.
La proposta è quella di farsi presenti alla persona bisognosa di aiuto, senza guardare se fa parte della propria cerchia di appartenenza. In questo caso, il samaritano è stato colui che si è fatto prossimo del giudeo ferito. Per rendersi vicino e presente, ha attraversato tutte le barriere culturali e storiche. La conclusione di Gesù è una richiesta: «Va’ e anche tu fa’ così» (Lc 10,37). Vale a dire, ci interpella perché mettiamo da parte ogni differenza e, davanti alla sofferenza, ci facciamo vicini a chiunque. Dunque, non dico più che ho dei “prossimi” da aiutare, ma che mi sento chiamato a diventare io un prossimo degli altri (n.81).
PER RIFLETTERE
- Mi trovo dʼaccordo con le caratteristiche che il papa da alla fraternità (cristiana)?
- Nella mia vita, che valore do alla fraternità? In quali modalità concrete la sto vivendo?
- Come mi rapporto con le persone che hanno una lingua, una religione, una cultura diversa dalla mia?
- So riconoscere quell’”altissima e inalienabile dignità” che deve caratterizzare ciascun essere umano?
- Provocazione che viene dalla frangia “conservatrice” del cattolicesimo: ma se il papa dice che siamo tutti fratelli, dove va a finire l’insegnamento della Chiesa che dice che diventiamo “fratelli e sorelle” attraverso il dono del Battesimo (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica)?
- Come l’esperienza di A.C. mi sta aiutando a vivere la fraternità?
PER APPROFONDIRE
- Carta dei diritti umani e delle libertà individuali. (cfr. la distinzione che il papa fra diritti umani,diritti individuali o individualistici – n.111)
- Costituzione Italiana – prima parte: i princìpi fondamentali.
- Joseph Ratzinger, La fraternità cristiana, Queriniana, Brescia 2005.
- Edgar Morin, La fraternità perché? Resistere alla crudeltà del mondo, Editrice Ave 2020, pp.76.
- Rifletto sul verbo “accogliere” e sul significato di “prendersi cura” Jean Vanier, La comunità, luogo del perdono e della festa, Jaca Book, Milano 2011, capitolo 8 (L’accoglienza), pp. 299-318. Giuliana Masera, Prendersi cura dell’altro. Dal rispetto al riconoscimento attraverso il dialogo e la cura, Il pensiero Scientifico Editore, Roma 2011.
- Rifletto e approfondisco la differenza tra “socio” de “prossimo” (n. 102). Cf. Paul Ricoeur, Il socio e il prossimo, in Histoire et vérité, Ed. du Seuil, Paris 1967, pp.113-127.
FILMOGRAFIA
- Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia, guerra/drammatico Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Romania 2005, 115 min.
- Remember The Titans – Il sapore della vittoria, sportivo/drammatico, USA 2000, 113 min.
PER PREGARE
Preghiera al Creatore (papa Francesco)
Signore e Padre dell’umanità,
che hai creato tutti gli esseri umani con la stessa dignità,
infondi nei nostri cuori uno spirito fraterno.
Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia e di pace.
Stimolaci a creare società più sane e un mondo più degno,
senza fame, senza povertà, senza violenza, senza guerre.
Il nostro cuore si apra a tutti i popoli e le nazioni della terra,
per riconoscere il bene e la bellezza che hai seminato in ciascuno di essi,
per stringere legami di unità, di progetti comuni, di speranze condivise.
Amen.