PER CAPIRE
Papa Francesco affronta il tema dellʼascolto nel capitolo primo, dove parla degli ostacoli alla fraternità e invece di ciò che la favorisce. Mentre il Papa ci aiuta a riflettere sul tema della comunicazione, accenna allʼazione di mettersi seduti e di ascoltare lʼaltro, che è un paradigma di atteggiamento accogliente, di chi supera il narcisismo e accoglie l’altro, gli presta attenzione, gli fa spazio nella propria cerchia. Lʼascolto diventa allora una precondizione per accogliere lʼaltro, facendo sì che lʼaltro si possa rivelare per quello che è, cioè appunto “altro-da-me”.
Quali potrebbero essere allora le caratteristiche di un ascolto autentico? Proviamo ad elencarle brevemente:
- La disponibilità a “perdere tempo”. Dare tempo coincide già con la disponibilità del cuore (don Bruno Bignami);
- La disponibilità a lasciare che lʼaltro si riveli per quello che è e non per le nostre attese;
- La disponibilità ad essere “neutri”: a non nutrire pregiudizi verso la persona da ascoltare;
- La disponibilità a “lasciarsi ferire” dalle parole dellʼaltro;
- La disponibilità a imparare lʼempatia e lʼintelligenza emotiva[1] per comprendere in profondità ciò che lʼaltro mi sta dicendo, non solo con le parole;
- La disponibilità ad ascoltare i silenzi (che, a volte, parlano più delle parole).
Lʼascolto non riguarda solo lʼesperienza umana, ma anche e soprattutto lʼesperienza di fede. Fides ex auditu, dicevano gli antichi: la fede nasce dallʼascolto. Il Dio cristiano è un Dio che parla, che si rivela e si fa conoscere e lʼessere umano è chiamato ad ascoltare e dunque ad accogliere le sue parole. Lo avevano capito bene gli ebrei, che iniziavano la preghiera con lo Shèmà Israel (ascolta,Israele!).
Tuttavia, scrive Francesco, «il mondo di oggi è in maggioranza un mondo sordo […]. A volte la velocità del mondo moderno, la frenesia ci impedisce di ascoltare bene quello che dice l’altra persona. E quando è a metà del suo discorso, già la interrompiamo e vogliamo risponderle mentre ancora non ha finito di parlare. Non bisogna perdere la capacità di ascolto» (n.48). Siamo diventati tutti davvero un poʼ sordi e impazienti… così però mettiamo in pericolo la struttura basilare di una saggia comunicazione umana (n.49).
Il Papa crede fortemente che la ricerca della verità avvenga attraverso il dialogo, la conversazione pacata e la discussione appassionata. Eʼ un cammino non facile, impegnativo, a volte faticoso, ma sicuramente fecondo.
Infine Francesco suggerisce una riflessione su cosa significhi essere saggi, sapienti. Scrive: Il cumulo opprimente di informazioni che ci inonda non equivale a maggior saggezza. La saggezza non si fabbrica con impazienti ricerche in internet, e non è una sommatoria di informazioni la cui veracità non è assicurata. In questo modo non si matura nell’incontro con la verità. Le conversazioni alla fine ruotano intorno agli ultimi dati, sono meramente orizzontali e cumulative (…). Servono spiriti liberi, disposti a incontri reali (n.50).
PER RIFLETTERE
! Sono capace di un ascolto autentico, reale, profondo e disinteressato?
! Quanto mi reputo capace di ascoltare me stesso, Dio, gli altri?
! In quali àmbiti mi accorgo di essere sordo e impaziente?
! Credo che lʼascolto sia una delle forme più belle e interessanti per incontrare lʼaltro?
! Che cosa significa per me diventare saggio, sapiente? Eʼ una caratteristica che cerco e desidero nelle persone che incontro?
Enzo Bianchi: Ascolto di Dio e ascolto dellʼuomo:
L’ascolto dell’uomo porta a conoscere l’ascolto di Dio come dimensione in cui egli stesso è immerso, che lo precede e fonda. Nella vita spirituale si cresce a misura che si scende nelle profondità dell’ascolto. Ascoltare significa non solo confessare la presenza dell’altro, ma accettare di far spazio in sé a tale presenza fino a essere dimora dell’altro. L’esperienza dell’inabitazione della presenza divina in sé non è dissociabile dal divenire capaci di «dare ospitalità» agli altri grazie all’ascolto. Si comprende così che colui che ascolta, che definisce la sua identità in base al paradigma dell’ascolto, è anche colui che ama: in radice è vero che l’amore nasce dall’ascolto, amor ex auditu. L’ascolto «di Dio» diviene accoglienza, o meglio, svelamento in sé di una presenza intima a noi più ancora di quanto lo sia il nostro stesso «io». Per la Bibbia Dio non è «Colui che è», ma «Colui che parla», e parlando cerca relazione con l’uomo e suscita la sua libertà: infatti, se la parola è un dono, essa può sempre essere accolta o rifiutata. L’ascolto dell’uomo porta a conoscere l’ascolto di Dio come dimensione in cui egli stesso è immerso, che lo precede e fonda. Grazie all’ascolto, il cristiano cerca di vivere nella coscienza della presenza di Dio, dell’Altro che fonda il mistero irriducibile di ogni alterità. Il cristiano vive di ascolto
PER APPROFONDIRE
- Manuale sullʼascolto: Luisa Lugli e Martina Mizzau, Lʼascolto, Il Mulino Itinerari, 2010.
- Vittorio Luigi Castellazzi, Ascoltarsi, Ascoltare, le vie dellʼincontro e del dialogo, Magi Edizioni, 2011.
- Daniele Trevisani, Ascolto attivo ed empatia, I segreti di una comunicazione efficace, FrancoAngeli 2019.
- Raffaello Rossi, Lʼascolto costruttivo, tecniche ed esercizi per formarsi allʼosservazione e allʼaccoglienza, EDB 2013.
- Eugenio Borgna, Le parole che ci salvano. La fragilità che è in noi. Parlarsi. Responsabilità e speranza. Giulio Einaudi Editore 2017, pp.248.
PER PREGARE
Signore, ti chiedo il dono dellʼascolto.
Faccio fatica ad ascoltare la natura, il prossimo e pure me stesso.
Fa’ che ascoltandoti diventi più sensibile;
più attento a ciò che mi circonda e a ciò che avviene in me,
nella mia mente e nel mio cuore.
Tu non ci hai creati per vivere nell’inconsapevolezza,
ma per conoscerti, amarti e lodarti.
Insegnami, sin dal primo mattino
a fare silenzio nella mia mente e nel mio cuore
affinché possa percepire i tuoi palpiti d’amore attraverso il mio respiro,
i battiti del mio cuore, i riflessi della luce,
le persone che mi hai messo accanto in famiglia,
sul posto di lavoro, nelle varie occasioni sociali.
Aiutami a percepire il mistero della tua presenza paterna
negli avvenimenti gioiosi e tristi della mia vita.
Che io possa riconoscere anche nelle più piccole cose
la tua immensa capacità di donare,
affinché ti possa contraccambiare.
Rendimi attento alle parole del povero e del bisognoso:
fa che non mi disperda nell’indifferenza e nell’apatia.
Donami l’umiltà vera, affinché possa sintonizzarmi con la tua
che hai dimostrato quando nel mistero dell’Incarnazione
hai voluto ascoltare con tutto il tuo essere la creatura,
per venirle incontro.
Donami la capacità di ascoltare per amarti e lodarti in eterno.
Amen, così sia!
[1] Cf. Daniel Goleman, Intelligenza emotiva, che cosʼè e perché può renderci felici, BUR Rizzoli, Milano 2011.