PER CAPIRE
Un tema che a Papa Francesco sta molto a cuore è quello della riconciliazione e del perdono.
Lo affronta nel capitolo settimo, dove invita a costruire percorsi di pace, processi di guarigione e di rinnovato incontro (n.225). Occorre anzitutto ricominciare dalla verità, la quale è compagna inseparabile della giustizia e della misericordia. Verità che non deve condurre alla vendetta, ma piuttosto alla riconciliazione e al perdono (n.227).
Su queste tematiche (di grande rilievo nel cristianesimo e, con differenti modalità anche in altre religioni) afferma il Papa, occorre fare chiarezza perché anche in tanti cristiani, le cose non sono per niente chiare (n.236).
Per prima cosa dobbiamo imparare a stare e a sopportare il conflitto inevitabile (perché fa parte dellʼesperienza umana, n.240).
Seconda sottolineatura molto importante: il perdono non coincide con il buonismo, non è banale, non è una cosa a basso prezzo: il Signore ci chiama ad amare tutti, senza eccezioni, però amare un oppressore non significa consentire che continui ad essere tale; e neppure fargli pensare che ciò che fa è accettabile. Al contrario, il modo buono di amarlo è cercare in vari modi di farlo smettere di opprimere, è togliergli quel potere che non sa usare e che lo deforma come essere umano. Perdonare non vuol dire permettere che continuino a calpestare la dignità propria e altrui, o lasciare che un criminale continui a delinquere (…) Se un delinquente ha fatto del male a me o a uno dei miei cari, nulla mi vieta di esigere giustizia e di adoperarmi affinché quella persona – o qualunque altra – non mi danneggi di nuovo né faccia lo stesso contro altri. Mi spetta farlo, e il perdono non solo non annulla questa necessità bensì la richiede (n.241).
Ciò che conta è non farlo per alimentare un’ira che fa male all’anima della persona e all’anima del nostro popolo, o per un bisogno malsano di distruggere l’altro scatenando una trafila di vendette. Nessuno raggiunge la pace interiore né si riconcilia con la vita in questa maniera.
Francesco dice ‘no’ alla vendetta e allʼodio: Non possiamo metterci d’accordo e unirci per vendicarci, per fare a chi è stato violento la stessa cosa che lui ha fatto a noi, per pianificare occasioni di ritorsione sotto forme apparentemente legali». (n.242).
Superare ingiustizie, ostilità, diffidenze e calunnie non è facile né automatico. Ciò si può realizzare soltanto superando il male con il bene (cfr Rm 12,21). «A chi la fa crescere dentro di sé, la bontà dona una coscienza tranquilla, una gioia profonda anche in mezzo a difficoltà e incomprensioni. Persino di fronte alle offese subite, la bontà non è debolezza, ma vera forza, capace di rinunciare alla vendetta». Occorre riconoscere nella propria vita che «quel giudizio duro che porto nel cuore contro mio fratello o mia sorella, quella ferita non curata, quel male non perdonato, quel rancore che mi farà solo male, è un pezzetto di guerra che porto dentro, è un focolaio nel cuore, da spegnere perché non divampi in un incendio» (n.243).
La vera riconciliazione non rifugge dal conflitto, bensì si ottiene nel conflitto, superandolo attraverso il dialogo e la trattativa trasparente, sincera e paziente (n.244).
La riconciliazione è un fatto personale, e nessuno può imporla all’insieme di una società, anche quando abbia il compito di promuoverla. Nell’ambito strettamente personale, con una decisione libera e generosa, qualcuno può rinunciare ad esigere un castigo (cfr Mt 5,44-46), benché la società e la sua giustizia legittimamente tendano ad esso. Tuttavia non è possibile decretare una “riconciliazione generale”, pretendendo di chiudere le ferite per decreto o di coprire le ingiustizie con un manto di oblio. Chi può arrogarsi il diritto di perdonare in nome degli altri? È commovente vedere la capacità di perdono di alcune persone che hanno saputo andare al di là del danno patito, ma è pure umano comprendere coloro che non possono farlo. In ogni caso, quello che mai si deve proporre è il dimenticare (n.246). Qui il papa introduce il tema della memoria. Mai dimenticare i segni della malvagità umana: la Shoah, i bombardamenti atomici (nn.247-248). È facile oggi cadere nella tentazione di voltare pagina dicendo che ormai è passato molto tempo e che bisogna guardare avanti. No, per amor di Dio! Senza memoria non si va mai avanti. Eʼ necessario testimoniare alle generazioni successive lʼorrore di ciò che accadde affinché la coscienza non si spenga. Tuttavia occorre fare memoria anche del bene, che in quelle tragiche situazioni non ha smesso di germogliare (n.249).
Altro passo da fare: Il perdono non implica il dimenticare (n.250). Quanti perdonano davvero non dimenticano, ma rinunciano ad essere dominati dalla stessa forza distruttiva che ha fatto loro del male. Spezzano il circolo vizioso (n.251). Il perdono è proprio quello che permette di cercare la giustizia senza cadere nel circolo vizioso della vendetta né nell’ingiustizia di dimenticare (n.252).
Nellʼultima parte del capitolo vengono accennati due temi, due situazioni che sembrano a priva vista delle soluzioni, ma che in realtà non risolvono nulla, anzi, aggiungono nuovi fattori di distruzione: si tratta della guerra e della pena di morte (n.255).
Circa il primo tema il magistero dei papi del ʽ900 è ricchissimo. Francesco tuttavia sottolinea che la guerra non è un fantasma del passato ma è diventata una minaccia costante. Egli ricorda che «la guerra è la negazione di tutti i diritti e una drammatica aggressione all’ambiente. Se si vuole un autentico sviluppo umano integrale per tutti, occorre proseguire senza stancarsi nell’impegno di evitare la guerra tra le nazioni e tra i popoli (n.257).
Il Papa dice “no” anche allʼipotesi di guerra preventiva: oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”. Mai più la guerra! (n.258). Francesco motiva così questa sua affermazione: Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male (n.261).
No anche allʼuso di armi nucleari, chimiche, biologiche o batteriologiche, con lo scopo di dissuadere gli altri mediante la paura. Sì invece alla sfida per lʼeliminazione totale delle armi nucleari, che il papa vede come imperativo morale e umanitario. E fa una proposta: con il denaro che si impiega nelle armi e nelle altre spese militari, costituiamo un Fondo mondiale per eliminare la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri (n.262).
Sulla pena di morte il Papa è chiarissimo: inammissibile e deve essere abolita in tutto il mondo; citando san Giovanni Paolo II afferma: essa è inadeguata sul piano morale e non è più necessaria sul piano personale (n.263). Le paure e i rancori facilmente portano a intendere le pene in modo vendicativo, quando non crudele, invece di considerarle come parte di un processo di guarigione e di reinserimento sociale (n.266). Al n.268 vengono elencati alcuni argomenti contrari alla pena di morte: la possibilità dellʼerrore giudiziario; lʼuso che di tale pena fanno i regimi totalitari e dittatoriali; che la utilizzano come strumento di soppressione della dissidenza politica o di persecuzione delle minoranze religiose e culturali, tutte vittime che per le loro rispettive legislazioni sono “delinquenti” (n.268). Infine unʼaffermazione impegnativa e provocatoria: l’ergastolo è una pena di morte nascosta (n.268).
PER RIFLETTERE
- Come intendo il perdono? Come lo vivo – lʼho vissuto? So accogliere il perdono? So offrirlo?
- So accettare, sopportare, “stare” nel conflitto?
- Come mi rapporto con la vendetta e lʼodio?
- Sono informato circa la Shoah, lʼolocausto, la guerra atomica?
- Cosa penso della “guerra giusta” o preventiva?
- Cosa penso della pena di morte e dellʼaffermazione del papa sullʼergastolo?
PER APPROFONDIRE
- Henry J.M. Nouwen, Lʼabbraccio benedicente. Meditazione sul ritorno del figlio prodigo, Queriniana, Brescia 199912.
- Walter Kasper, Concetto fondamentale del vangelo – Chiave della vita cristiana, Queriniana, Brescia 2013.
- Mario Masini, Il vangelo del perdono. Perdonare lasciandosi perdonare, Paoline, Milano 2000, pp.180.
- Sabino Chialà, Perdono e speranza. Risanare il tempo, Morcelliana 2016, pp.96.
- Carmelo Torcivia, Il perdono. La via del bene tra giustizia e amore, Il pozzo di Giacobbe 2015, pp.144.
- Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, Collana ufficiale per vivere e celebrare il Giubileo della misericordia, 8 voll., San Paolo, Milano 2015.
- Gary Chapman e Jennifer Thomas, I 5 linguaggi del perdono, LDC, Torino 2008.
PER PREGARE
Ti chiedo perdono Padre buono,
per ogni mancanza d’amore,
per la mia debole speranza e per la mia fragile fede.
Domando a te, Signore, che illumini i miei passi,
la forza di vivere con tutti i miei fratelli e sorelle,
nuovamente fedele al tuo vangelo.