VI domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Signore Gesù Cristo, che sei la luce vera,
illuminaci con la luce della tua presenza.
Tu che hai dato la vista al cieco nato, illuminaci.
Tu che hai guarito il lebbroso, purificaci.
Tu che hai risuscitato Lazzaro, rinnovaci.
Tu che hai custodito Daniele dai leoni, conservaci.
Tu che hai liberato i tre fanciulli dal fuoco, liberaci.
Tu sei il padre della luce, dal quale proviene
ogni cosa buona, ogni dono perfetto.
Tu sei la fonte della vita e l’autore della salvezza.

S. Pier Damiani – XI sec.

 

È sorprendente vedere come il Signore Gesù non scappa di fronte all’uomo anzi, resta, ascolta l’accorata preghiera e si commuove per i suoi figli.
Il lebbroso chiede al Signore, alla sua libertà, alla sua volontà “Se vuoi”, di essere guarito. Egli non grida, non sbraita, ma fa appello alla libertà del Signore, al suo cuore compassionevole: “Signore se vuoi”. Quanto è difficile, in alcune situazione, accettare la volontà di Dio e lasciare che sia Lui a guidare la mia vita. Quante volte mi rivolgo al Signore non con pretese, ma con la libertà di accogliere la sua   volontà? “Se vuoi, puoi …”.

Volevo soffermarmi con voi su tre aspetti/gesti che il Signore compie verso il lebbroso e verso tutti noi:

1. Ebbe compassione
Il primo atteggiamento che vediamo è quello della piena condivisione. Al Signore si “rivoltano le viscere”, non rimane impassibile di fronte ad un uomo che si trova nella sofferenza, non è un sasso nel letto del fiume che non si lascia penetrare dall’acqua. Egli PATISCE-CON, il suo cuore si muove verso quest’uomo. Manifesta la sua intenzione: Egli non è indifferente a ciò che vive l’uomo, non va oltre, non dimentica, non chiude gli occhi, ma rimane, ascolta e agisce.

2. Tese la mano
Questo gesto dice l’andare di Dio verso l’uomo, dare un sostegno, dare la salvezza. Il tendere la mano diventa per l’uomo vedere una nuova speranza che si affaccia alla vita, un nuovo dono gratuito che gli è presentato, un dono atteso perché desiderato, invocato. Il Signore tende la mano all’uomo perché l’uomo possa tendere la sua, così che queste mani possano stringersi.

3. Lo toccò e disse
L’ultimo aspetto che osserviamo è diviso in due azioni: il toccare e il dire. Il Signore non ha ribrezzo del lebbroso, non ha ribrezzo delle nostre malattie, non ha ribrezzo dell’umanità, ma entra in contatto con essa. Un toccare che dice il “far parte di questo mondo”, l’essere presente e operante. Solo poi parlerà. È proprio il contrario di quello che facciamo noi. Prima diciamo e parliamo, alcune volte  anche a vanvera, e poi forse agiamo, tocchiamo, ci “sporchiamo le mani”. La logica di Dio è proprio sorprendente, spiazzante.
Gesù parla, manifestando la sua intenzione d’amore verso l’uomo: “Lo voglio, sii purificato”. Egli lo vuole con tutto il suo cuore e ce lo ha manifestato e sempre lo manifesta donando interamente la sua vita e rimanendoci accanto in qualsiasi situazione. Sempre ci tocca, sempre ci risana e sempre ci parla e rivela la sua unica intenzione e cioè che l’uomo sia salvo perché con Dio.

Sperimentare l’azione di Dio ricolma il nostra cuore di una grandissima gioia e da questa gioia nasce la lode per le grandi opere che il Signore compie per noi, sempre.