Il Vescovo ai giovani di AC – 6 febbraio

Figlio mio, non disprezzare la correzione del  Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il  Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio” (Ebr 12, 5-7)

Cari amici: grande è il mio desiderio di incontrarvi, di entrare in relazione diretta e personale con voi, di dialogare insieme. E’ un’esigenza della comunione il potersi incontrare personalmente, ascoltarsi e comunicarsi cose preziose.

Considero i giovani cristiani appartenenti alla ‘Azione cattolica come dotati di “una marcia in più!”
Dopo questo elogio, ciascuno di voi si domandi sinceramente:
“Cosa faccio io in più degli altri?”
Ciascuno può rivedere il suo cammino di vita, la forma della sua testimonianza, la profondità del proprio impegno nella vita cristiana, giacchè il non andare avanti è già un tornare indietro, “non progredi, regredi!” (s.Bernardo). Non si tratta di essere impeccabili, ma di rendersi conto del proprio cammino, anche dei propri limiti, per poter avanzare, con l’aiuto di qualcuno con cui verificarsi periodicamente.

Lo specifico dell’Azione Cattolica, ciò che la caratterizza tra le altre Associazioni (alcune delle quali sono una felice espressione del Concilio) è di essere radicata nella storia di una Chiesa particolare, dentro un humus ben determinato e di volersi mettere al suo servizio.

Ogni membro di Azione Cattolica deve poter vivere coscientemente la sua vocazione nella Chiesa “ad intra“ e “ad extra”.

a) Vivere all’interno della Chiesa significa un inserimento attivo e propositivo nella Chiesa, nella propria comunità parrocchiale, quale frutto dell’appartenenza all’associazione di AC. (catechista, educatore, animatore in oratorio, membro del consiglio pastorale, seminarista, ecc.)

b) Sentirsi parte della Chiesa comporta anche vivere, a titolo personale, come cristiano, lievito nella pasta, dentro le diverse realtà: familiari, scolastiche, sociali, politiche, ecc. Questa presenza, “esigente forma di carità”, è oggi più che mai indispensabile, ma occorre prepararsi.

Oggi viene richiesta una particolare capacità di leggere e di interpretare la realtà alla luce della fede, attraverso una seria formazione (i cui stimoli possono venire dall’ Associazione).

Alcuni esempi:
a) Come aprire la porta della fede a tante persone che cercano l’amore di Cristo? Con quali linguaggi e metodi parlare di Dio ai nostri coetanei, colleghi di studio e di lavoro? Ecc.

b)  con quali criteri votare i candidati alle prossime politiche? Conosci i “principi non negoziabili?” Abbiamo affrontato i problemi collegati al fenomeno del “gender”? Sai definire in che cosa consiste una corretta laicità? Come giudicare la scelta della convivenza pre matrimoniale?, ecc.

Per essere una presenza attiva e stimolante dentro e fuori la Comunità ecclesiale occorre però:
Una formazione spirituale: curare la propria umanità, compresa l’affettività; giungere a scelte di vita definitive, ecc.

Una formazione al sociale: per l’esercizio di una corretta corresponsabilità ecclesiale, per una partecipazione responsabile alla gestione della cosa pubblica, promuovendo il bene comune.

Vi ringrazio per il vostro impegno a favore della nostra Chiesa locale; vi incoraggio a proseguire con animo lieto e generoso.

                                                                                                                                       Il vostro vescovo Oscar

Ps. Sono disponibile a dialogare con chi vorrà mettersi in contatto con me:  ilvescovo@diocesidicrema.it