In questo triste momento, nel quale viviamo l’esperienza del dolore per il distacco da una persona cara, non possiamo esimerci dal ringraziare il Signore per averci donato la preziosa testimonianza di Francesco. In associazione, abbiamo avuto modo di conoscere ed apprezzare le sue doti umane e cristiane, da sempre non conservate per sé, ma ovunque messe a disposizione con la generosità e lo slancio che lo contraddistiguevano.
L’Azione Cattolica gli è debitrice per il grande servizio che ha prestato fin dagli anni ‘70 come giovane collaboratore del Centro Diocesano, dove ha avuto, insieme a pochi altri, il merito di traghettare l’associazione, in particolare i rami giovanili, in un periodo storico caratterizzato, per la società, dagli scossoni della rivoluzione culturale del ‘68 e, per la Chiesa, dal periodo fecondo del Concilio Vaticano II e del rinnovamento dell’associazione. Il magistero del Concilio è sempre stato considerato da Francesco un faro luminoso a cui ispirare il suo impegno in ambito civile ed ecclesiale.
Dopo una parentesi molto significativa della sua vita, dedicata alla propria famiglia e che lo ha portato a ricoprire importanti incarichi in ambito politico e ad assumere ruoli di responsabilità crescente sotto il profilo professionale, il servizio in associazione è proseguito principalmente dapprima con l’impegno di presidente parrocchiale nella “sua” Crema Nuova ed in seguito con la massima responsabilità diocesana. Questi servizi erano vissuti da Francesco nel più autentico spirito evangelico di gratuità ribadendo spesso che, spendendosi per l’associazione, si riceva di più rispetto a quanto si riesca a dare.
Durante il periodo in cui è stato chiamato a guidare l’AC diocesana, per due trienni dal 2008 al 2014, Francesco ha insistito molto sul tema della formazione dei responsabili associativi, in piena sintonia con le indicazioni pastoriali del Vescovo sulla formazione dei formatori. Una delle principali eredità che Francesco lascia all’AC è, infatti, un percorso ben strutturato e articolato per i responsabili associativi a tutti i livelli, al quale si è giunti non senza la fatica del confronto in presidenza, in consiglio diocesano e nelle équipes, i cui lavori Francesco conduceva con determinazione e tenacia, richiamando ciascuno alle proprie responsabilità, cercando e trovando una sintesi non facile.
Altro aspetto focale della presidenza di Francesco, sono stati senza dubbio i collegamenti e collaborazioni con altre realtà diocesane, gli uffici di pastorale, i movimenti e le associazioni con un notevole investimento sulla Consulta delle Aggragazioni Laicali, della quale Francesco è stato convinto rilanciatore e partecipante impegnato cercando un giusto equilibrio fra servizio alla Chiesa ed indentità associativa, tra un contributo all’elaborazione di un piano pastorale e il sostegno alle iniziative proprie dell’associazione. Lui stesso ha così sintetizzato, nella sua relazione all’ultima assemblea diocesana del 2014, questo importante aspetto: “Occorre scommettere sull’ “Insieme”: una sfida da riproporre perché fondamentale per la qualità della vita associativa e dell’esercizio di un’autentica corresponsabilità”. Lo stesso sentimento lo ha portato ad insistere sul tema dell’unitarietà tra i settori e le articolazioni dell’associazione, tematica che ha reso visibile insistendo sull’organizzazione di due Feste diocesane unitarie dell’AC a Trescore Cremasco nel 2009 e a Offanengo nel 2013. Sua, inoltre, l’intuizione di costituire un’equipe associativa che collaborasse con l’Ufficio di pastorale famigliare per la preparazione all’incontro delle famiglie di Milano nel 2012 e che ancora oggi continua il suo lavoro per sottolineare che l’AC valorizza ed investe sulla famiglia e riconoscere che la dimensione più autentica dell’associazione sia quella di una famiglia di famiglie.
Da non dimenticare la sua particolare attenzione per la crescita e la formazione cristiana delle nuove generazioni. Ricordiamo con gioia ed orgoglio la festa regionale dell’ACR ospitata a Crema nel 2010 di cui Francesco fu forte sostenitore. In un’intervista rilasciata alla radio diocesana in quell’occasione ebbe a dire: “è veramente una festa che sa molto di famiglia, una festa che dà proprio il segno dell’importanza di tutti gli aspetti educativi e formativi. Perché così è possibile far crescere insieme, nella gioia di un’esperienza associativa, ragazzi che si preparano a un domani che sarà il loro domani”. Questa sua propensione, si è in particolar modo esplicitata nella volontà di rilancio della Casa Alpina Cremasca di Avolasio come luogo privilegiato di esperienza di fede comunitaria per ragazzi e giovani. Nel corso dei due trienni da presidente diocesano, Francesco ha saputo catalizzare energie e competenze presenti in associazione, mettendo a frutto la sua esperienza in ambito organizzativo e gestionale maturata in azienda, per definire importanti aspetti amministrativi che hanno consentito le opere di manutenzione ed aggiornamento della struttura tuttora in corso.
L’associazione ha vissuto con lui, come una seconda famiglia e non senza conseguenze, l’apprensione e lo sconforto per la malattia che lo ha colpito, celebrando i successi terapeutici delle prime cure e accompagnandolo con la preghiera e la vicinanza negli ultimi periodi della sua vita terrena. La malattia, vissuta in modo estremamente consapevole, non gli ha impedito di proseguire con passione il suo servizio e la sua pubblica testimonianza.
A noi resta, oggi, il ricordo indelebile di un autentico testimone del nostro tempo: grazie a Francesco possiamo continuare a dire, come Azione Cattolica, “non ci siamo tirati indietro”. Il firmamento dell’AC si arricchisce di una nuova stella brillante a cui riferirsi per proseguire con maggior slancio e determinazione il nostro cammino di fede, all’interno dei nostri gruppi e delle nostre comunità parrocchiali, consapevoli di potere contare su di un nuovo energico intercessore presso il Padre per il bene di tutta la Chiesa.