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Ogni uomo porta in cuore un sogno. Anche Dio, che è ad immagine e somiglianza dell’uomo, porta in cuore un sogno. Natale è il momento in cui questi sogni si incontrano. L’Avvento il cammino per raggiungere questa occasione. Nella veglia di inizio Avvento di venerdì scorso (25 novembre 2016, ndr), abbiamo scoperto, aiutati da San Giuseppe, il papà di Gesù; che incontrando il sogno di Dio su Maria ha dovuto ripensare ai suoi sogni.
Avvento è tempo di attesa ma non si aspetta il Signore come si aspetta il tram o il proprio turno in sala d’aspetto. Annoiati e un po’ assonnati, immobili nella speranza che qualcosa accada.
E’ una ricerca, in cui si scopre che ad essere cercati siamo noi, perché comprendiamo che è Dio che desidera noi. E’ l’essere svegli e vigilanti, è un movimento, un “cammino verso” per non lasciarci sfuggire l’occasione.
Chi attende così non si lascia andare, non si distrae, ma pur vivendo la propria quotidianità, continua a vigilare per aprire prontamente al Signore quando arriverà: verrà sorprendendoci, ma, proprio perché atteso, sarà anche accolto prontamente e con grande gioia.
L’attesa fa nascere nella persona una tensione positiva. Chi attende, non uccide il tempo nella noia. E’ orientato ad una meta. La meta dell’attesa è una festa, la festa del nostro entrare in unione con Dio, ma non siamo solamente noi ad attendere: anche Dio attende noi. Attende che noi ci apriamo alla vita e all’amore.
E’ importante, quindi, essere più attenti nel leggere la vita che trascorre, la propria e quella degli altri accanto a noi, per renderci conto come ogni giorno, se non siamo distratti, inesorabilmente siamo ricondotti all’evento che ci attende: l’incontro con il Signore.
Attendere significa anche fare attenzione, come il ‘guardiano’ osserva ogni singola persona e le presta attenzione. Attendere provoca questi due atteggiamenti in noi: l’ampiezza dello sguardo e l’attenzione all’attimo, a quanto stiamo vivendo, alle persone con le quali stiamo parlando. L’attesa allarga il cuore. Quando attendo, io sento che non basto a me stesso. Ognuno di noi lo sa, quando aspetta un amico o un’amica. Si guarda ogni secondo l’orologio, per vedere se non sia ancora ora. Si è tesi all’attimo nel quale l’amico o l’amica scenderà dal treno o suonerà alla porta di casa. L’attesa fa nascere in noi una tensione eccitante. Sentiamo di non bastare a noi stessi. Nell’attesa usciamo da noi stessi verso colui che tocca il nostro cuore, che lo fa battere con più forza, colmando la nostra attesa.
Si aspetta il Signore facendogli posto nella propria vita, eliminando tutto ciò che è inutile ed ingombrante, creando uno spazio per Lui nel nostro cuore perché possa incontrare i nostri sogni, perché possa abitare il nostro sogno.
E abitando il nostro sogno lo possa trasformare nel suo, così potremo sognare ad occhi aperti: essere svegli con il nostro sogno e vedere noi stessi, gli altri ed il mondo con gli occhi di Dio.
Così ogni giorno sarà Natale: vedremo Gesù presente nella nostra vita.
Scopriremo, allora, che il Sogno di Dio siamo noi, è la nostra felicità che è il nostro stesso sogno. Cercheremo come San Giuseppe di far coincidere il nostro sogno con il sogno di Dio riconoscendo che “quando si sogna da soli ci si illude, quando si sogna con Dio inizia la realtà” (E. Ronchi)
Buon Cammino di Avvento
* Consigliere diocesano per il settore adulti e insegnate di Religione Cattolica presso ITCG “L. Pacioli”