di don Mario Botti
E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». 52E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. (Mc 10, 46-52)
Innanzitutto un caro saluto a tutti voi! È una bellezza vedere tanti fratelli! Ecco come è bello che i fratelli stiano insieme; e dove due o tre sono uniti nel mio Nome, lì sono Io. La sua presenza ci scalda il cuore!
Per entrare meglio nella comprensione di questo testo, il testo evangelico che ci accompagnerà in questo anno associativo, dovremmo con calma leggere per intero i capitoli 9 e 10 del Vangelo scritto da Marco. Non possiamo farlo ora, ma rimane un esercizio di ciascuno, così come vi inviterei a imparare a memoria questo testo – guida, non tanto per fare uno sforzo di memoria, ma perché ciò che sta nella testa passa poi nel cuore e guida le nostre scelte e le nostre azioni.
Intanto, da subito, riassumiamo almeno il capitolo 10 di cui fa parte il brano ascoltato: S. Marco vi raccoglie episodi “scandalosi”.
Ad ex: Gesù che risponde alla domanda dei farisei convinti del permesso dato da Mosè di poter ripudiare la propria moglie, invece Gesù risponde affermando che ciò non corrisponde al progetto iniziale del Creatore. Un Gesù scandaloso che afferma il contrario di ciò che aveva affermato il grande Mosè, che va contro la mentalità del suo tempo che riteneva giusto poter ripudiare una donna …
Poi Gesù benedice i bambini e così scandalizza i discepoli che pensavano i bambini una categoria inferiore, non meritevole di attenzioni. Addirittura Gesù li indica come modello: Se non ritornerete come i bambini … solo chi è come loro entra nel Regno di Dio!
E poi Gesù che fa il terzo annuncio della Passione: lo scandalo di un Dio che si lascia sconfiggere dall’uomo suscitando l’interrogativo: ma allora chi è più grande e potente, Dio o l’uomo? E che permette che il male e l’odio compiano il loro corso contro di Lui … come se fosse più forte il male del bene!?
Quindi Gesù che scandalizza i propri uditori, cominciando dai suoi discepoli più cari, dicendo loro che l’unico modo per vivere una vita buona secondo il Vangelo è quello di servire la vita degli altri (la vita è buona non soprattutto perché evita ciò che è male, questo è sottinteso, ma quando fa suo il verbo servire). Uno scandalo!, infatti la logica comune diceva e ripete oggi con forza, che una vita è bella se sono gli altri a servirti!
E così dopo aver ricevuto il rifiuto di un tale che gli era corso incontro pieno di bei propostiti, ma accecato dal pensiero che basta osservare dei precetti per salvarsi, per poi voltargli subito le spalle e dopo aver detto che gli ultimi saranno i primi e i primi arriveranno ultimi (ma oggi che idea abbiamo degli ultimi, dei forestieri, dei dimenticati della storia?)… ecco che avviene l’incontro con il cieco!
Il cieco rappresenta tutti i personaggi della storia, anche noi, non tanto quando siamo scandalizzati per le parole e per le scelte fatte dal Signore Gesù(direi che ciò va bene, vuol dire che non diamo tutto per scontato, infatti la fede deve anche scuoterci, scuotere la nostra mediocrità e la tentazione che sempre ci abita di rendere Dio simile a noi e se Dio si mostra diverso, allora spesso si conclude: non credo più in Lui!). il cieco ci rappresenta quando desideriamo uscire dalla nostra cecità! Non quando siamo ciechi, ma quando desideriamo uscire dalle tenebre!
Prima conclusione: noi Dio non lo conosciamo ancora!
Conosciamo solo qualcosa di Lui. Spesso siamo come i suoi discepoli più vicini, ma lontani col cuore. Siamo come la folla del vangelo che sta accanto a Gesù senza capirlo, tanto che al grido del cieco cercano di zittirlo, non di accompagnarlo da Lui! In questo tempo di Chiesa si ripete che dobbiamo ri-evangelizzare e far giungere anche ai lontani la chiamata del Signore, ma forse può capitare anche a noi di essere nel numero di chi tenta di zittire il grido di quanti stando ai margini, cercano la Luce. E se cominciamo un altro anno di cammino associativo non è solo perché così siamo bravi(Ah che bravo! Fa anche parte dell’AC e partecipa a tanti incontri …) NO se cominciamo un altro anno pastorale è perché noi dobbiamo ricominciare a seguire davvero Gesù, per essere guariti da Lui.
Aneddoto: E tu chi sei?
Una coppia di coniugi anziani, oltre 50 anni di matrimonio, un pomeriggio uscirono da casa e si sedettero sulla panchina di un parco, per lasciarsi accarezzare dall’ultimo sole autunnale. Sedendosi l’uno accanto all’altra si sfiorarono la mano e si domandarono: “Ma tu chi sei?”. Sì non basta una vita per conoscere davvero una persona, può bastare una vita per dire di conoscere il Signore Dio?
Aneddoto dalla vita: Questa estate per due mesi ogni giorno ho incontrato una donna segnata da una malattia mortale. Una persona da sempre credente e praticante, molto attiva nella sua parrocchia, eppure si accorge di essere bisogna di guarire dalla cecità nei giorni della malattia mortale! Ripeteva: io il Signore non lo conosco ancora! E poi è morta da santa, con un atto di totale abbandono, quando la sua malattia e la sua morte è stata letta da lei come una chiamata – vocazione!
Seconda conclusione: Questo brano interagisce o fa da fondamento, con i cammini proposti dai diversi settori:
Punta in alto è lo slogan che invita gli acierrini ad alzare lo sguardo verso il Maestro (a vedere) e a fare scelte ‘alte’, fin da piccoli! Punta in alta traduce l’invito di Gesù a Bartimeo: Alzati e seguimi … e il cammino in quel caso era in salita, andava da Gerico, il punto più basso della terra a Gerusalemme! Alzati e seguimi per accorgerti e per gustare come dalla cima si vede un mondo diverso e i desideri si fanno più ricchi di amore.
Coraggio, alzati ti chiama è invece l’invito affettuoso e stimolante che gli educatori rivolgeranno in questo anno associativo ai giovanissimi e ai giovani dei propri gruppi. Una proposta perché ciascuno impari ad ascoltare la Parola così scandalosamente diversa dalle altre solite parole eppure così affascinante. Perché i giovanissimi e i giovani accolgano sempre più la vita come vocazione. L’esistenza infatti è anticipata da una chiamata e si realizza solo nella misura in cui si fa risposta. Ma è interessante che lo slogan dell’anno per gli adolescenti e i giovani viene anticipato da una parola esortativa: Coraggio!!! Fare un cammino con i giovanissimi i giovani significa infondere coraggio e fiducia. Diceva il Papa a Madrid “Cari amici, che nessuna avversità vi paralizzi – come Bartimeo paralizzato/ fermo ai margini della strada! Non abbiate paura del mondo, né del futuro, né della vostra debolezza. Il Signore vi ha concesso di vivere in questo momento della storia, perché grazie alla vostra fede continui a risuonare il suo Nome in tutta la terra”.
Infine alzati, ti chiama è lo slogan che accompagna il percorso adulti. Adulti, persone ormai grandi e con responsabilità e con un carico più o meno lungo di esperienze e di decisioni prese, eppure sempre tentati di fermarsi o di accontentarsi della mediocrità o di illudersi di aver raggiunto ogni meta. Invece in Ac il cammino è per adulti mai arrivati e sempre protesi e aperti alle sorprese di Dio. adulti che, come bartimeo chiedono di riavere la vista, cioè di arrivare a leggere le situazioni attuali con lo sguardo di Gesù. Per essere capaci di interpretare i segni dei tempi nuovi. Proprio grazie a questo stile, adulti che si fanno educatori dei figli e dei fratelli più piccoli, ma anche di altri adulti e in tutte le situazioni di vita ecclesiale, familiare, lavorativa e sociale. Coniugando fede – sequela e servizio.
Concludiamo dicendo che in noi e attorno a noi possiamo sperimentare situazioni in cui lo sguardo non rimane fisso su Gesù, non si lascia illuminare da lui. Spesso non siamo più capaci di contemplare a lungo, con pazienza, con passione con perseveranza il Suo Santo e splendido Volto. Ma abbiamo questo nuovo anno dinnanzi per gridare, sì gridare come Bartimeo: Abbi pietà di me. E al nostro grido qual è la risposta? Lui il Signore ha pietà di noi e ci benedice, su di noi fa’ risplendere il suo volto!
Per questo iniziamo con speranza il nuovo anno e tutti insieme lodiamo il Signore perché è buono, eterna è la sua misericordia. Amen